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La fine della sovranità a causa della sottomissione all’UE

Bruxelles comanda, la Berna federale capitola e il popolo svizzero dovrebbe tacere e pagare.

Il consigliere federale Cassis ha presentato l’accordo con l’UE con una bugia scandalosa: si tratterebbe di «un accordo commerciale, né più né meno» (Tagesanzeiger, 13.06.2025). E rafforzerebbe l’indipendenza della Svizzera. Ma è proprio l’esatto contrario. Una prima lettura:

La «ripresa dinamica» del diritto UE è resa ufficiale e, per la prima volta, le norme dell’UE vengono addirittura inserite direttamente nel diritto svizzero senza, come finora, la previa nostra esplicita approvazione, caso per caso.

Ciò significa che tutto il diritto del mercato interno vigente e gran parte del diritto del lavoro e sociale devono essere adottati, in particolare tutte le decisioni pertinenti della Corte di giustizia dell’Unione europea, nonché, senza che si sappia quale sarà, tutto il relativo diritto futuro nel settore. Come se la Svizzera fosse stata da sempre membro dell’UE.

Non esiste alcun «trattato di scambio economico» che preveda tale ripresa unilaterale del diritto da parte del partner.

L’ultima parola in materia di interpretazione e di «tribunale arbitrale» spetta sempre alla Corte di giustizia europea. Da 60 anni quest’ultima spinge tutti i casi verso una «sempre maggiore unione». Ogni mese la Commissione europea denuncia alla Corte di giustizia dell’Unione europea numerosi Stati membri per «violazioni» più o meno gravi, solo nel mese di giugno ce ne sono state undici. Anche la Svizzera dovrebbe aspettarsi frequenti denunce.

I trattati sono collegati tra loro sotto forma di pacchetto: se la Svizzera e l’UE non raggiungono un accordo e la Svizzera non si conforma alla Corte di giustizia dell’Unione europea , l’UE può applicare sanzioni a tutti gli altri accordi.

Sebbene la Svizzera acquisti già oggi dall’UE più di quanto quest’ultima acquisti da noi, dovrà pagare con effetto immediato e fino al 2029 un tributo annuale di 130 milioni di franchi, che dal 2030 al 2036 salirà a 350 milioni di franchi, per un totale dunque di 3,1 miliardi di franchi. A ciò si aggiunge oltre mezzo miliardo di franchi l’anno per programmi dell’UE come Horizon. Non esiste un «accordo commerciale» che preveda tali pagamenti.

La Svizzera deve impegnarsi a sottoporre tutte le controversie al tribunale arbitrale e quindi alla Corte di giustizia dell’Unione europea: in questo modo l’UE costringe la Svizzera a un’uscita parziale dall’Organizzazione mondiale del commercio e dal suo sistema neutrale di risoluzione delle controversi.

I diritti degli immigrati vengono notevolmente ampliati: dopo cinque anni di presenza nel paese si ottiene il diritto di soggiorno illimitato (anche per i disoccupati e per sei mesi da carico dell’assistenza sociale). In seguito, i figli, i nipoti, i genitori e i nonni dell’immigrato avranno pieno diritto al ricongiungimento familiare, e persino gli zii e i cugini, se l’immigrato si fa carico del loro mantenimento (non osiamo immaginare quale sarà dopo alcuni anni la loro situazione).

Possono venire anche i conviventi. Così come tutti i parenti del coniuge. Non è necessario che questi membri della famiglia che seguono il coniuge abbiano la cittadinanza dell’UE (quindi tutto il Nord Africa, la Turchia, la Siria, ecc.). Lo stesso vale per gli anziani che decidono di andare in pensione anticipatamente qui. I critici parlano di porte aperte alle famiglie numerose e, in ultima analisi, anche ai beneficiari dell’assistenza sociale. Dall’approvazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, l’articolo 121a della Costituzione vieta la conclusione di tali accordi. Il codice etico del Consiglio federale è silente. Questi diritti di immigrazione drasticamente ampliati corrispondono in gran parte alla direttiva UE sulla cittadinanza europea (oggi e dinamicamente in futuro).


E dal punto di vista materiale: già solo le direttive (leggi) dell’UE in vigore da circa 5 anni costringono le aziende a sottostare a rigidi vincoli di rendiconto annuale (1144 punti nella direttiva sulla sostenibilità), al monitoraggio delle condizioni di lavoro, delle materie prime e dell’ambiente nelle catene di approvvigionamento, all’obbligo di ritirare tutto per la riparazione; nella direttiva sul digitale entrerà in vigore una sorveglianza molto stretta, eventualmente anche una supervisione dei contenuti, ecc. Dar seguito a tutto ciò è estremamente burocratico, anche all’interno delle aziende stesse. Le piccole aziende fornitrici non possono sfuggire a questo, nonostante le soglie minime, perché le grandi aziende acquirenti impongono per sicurezza tutti questi vincoli di rendicontazione fino al livello delle piccole imprese. Mario Draghi stesso ammette nel suo recente rapporto che la burocrazia dell’UE soffoca e costa. Il dispositivo di chiusura obbligatorio sui tappi delle bottiglie è la ciliegina sulla torta di tutto questo.

Tutte queste direttive vessatorie recano già nel titolo la dicitura «rilevanti per lo SEE»,. Queste, se non addirittura l’intero groviglio di norme giuridiche e sentenze giudiziarie dell’UE, sono perciò vincolanti anche per la Svizzera e devono essere riprese in toto.
Si tratta di un trattato di sottomissione che nessun «accordo commerciale» al mondo o nella storia ha mai concepito. Dopo 730 anni di indipendenza, la Svizzera rinuncia alla propria sovranità. Tale bagarre per dei benefici insignificanti è perciò priva di senso.

P.S. in merito alla cosiddetta “difficoltà di lettura dei testi”: i punti sopra citati non sono nascosti nelle 2000 pagine di testo, ma sono inseriti in ogni accordo parziale come “protocollo istituzionale”, in particolare nell’articolo 5.

Riferimenti:

  • europa.eda.admin.ch/it
  • Il Consiglio federale indice la procedura di consultazione relativa al pacchetto Svizzera-UE
  • Lì sono elencati tutti gli accordi settoriali e nei primi quattro si trova il “Protocollo istituzionale” con il suo articolo 5

 

Beat Kappeler
Économiste, publiciste, auteur,
Dr h.c. de l’Université de Bâle

https://www.beatkappeler.info/

Perciò NO al previsto trattato di sottomissione all’UE / NO a Gessler 2.0! 
Non vogliamo: OBBEDIRE, SOPPORTARE, PAGARE E TACERE.