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Festeggiamenti per il 150° anniversario della morte di Guillaume Henri Dufour

di Christoph Blocher, già consigliere nazionale e già consigliere federale

Saluti di benvenuto

Abbiamo deciso di riunirci oggi a Berna per commemorare il 150° anniversario della morte di un grande svizzero: Guillaume Henri Dufour, generale, ingegnere, cartografo e co-fondatore della Croce Rossa.

 

Tuttavia, Dufour non era solo un uomo di professioni onorevoli, incarichi e posizioni importanti, ma anche una personalità che utilizzava le sue capacità – spesso inconsapevolmente, a volte anche riluttante – servendo così straordinariamente il bene comune. I suoi meriti vanno ben oltre il suo tempo e sono così significativi che occorre rendergli omaggio a pieno titolo.

I. Com’è nata la Svizzera

La Svizzera non è stata il frutto di comitati di esperti. È stata costruita nel corso di centinaia di anni, quasi come una crescita naturale. È stato così sin dall’inizio – nel mistico XII e XIII secolo fino a oggi, 734 anni dopo il Patto federale del 1291. Spesso si può scoprire solo in seguito quali siano stati gli sviluppi più significativi. Anche se in Svizzera i diritti civili – con le Landsgemeinde – conoscevano già da tempo forme democratiche con le loro decisioni determinanti, sono esistite sempre anche grandi personalità affermate.

 

Lo sapeva la democrazia e lo sapevano anche i cittadini svizzeri: senza personalità eccezionali, non funzionava e non funziona nemmeno la democrazia. Che fossero nel mistico XIII secolo un Guglielmo Tell, più tardi un Niklaus von Flüe, poi i riformatori, un Alfred Escher, un Ulrich Ochsenbein e proprio anche un generale Guillaume Henri Dufour. Senza di loro, la Svizzera si sarebbe sviluppata in modo completamente diverso.

II. La Svizzera prima del 1789

Come appariva la Confederazione Svizzera nel 1787, anno in cui nacque il futuro generale Dufour? Essa comprendeva praticamente solo 13 Cantoni sovrani che sono rappresentati in colore verde scuro sulla cartina: i Cantoni della Landsgemeinde della Svizzera centrale – ovvero Uri, Svitto e Untervaldo – poi Zugo, Glarona, Appenzello, nonché le città di Lucerna, Zurigo, Berna, Friburgo, Soletta, Basilea e Sciaffusa.

La maggior parte della Svizzera di oggi, però, era costituita dai territori dei cosiddetti Paesi soggetti delle città, cioè i diversi baliaggi e signorie comuni (in grigio) e i Paesi alleati come i Grigioni, l’Alto Vallese o le città di Mulhouse e Ginevra, rappresentati in colore marrone.

III. Evoluzione nel XIX secolo

Ma torniamo ai tempi di Dufour, nel XIX secolo!

Com’era la Svizzera nel XIX secolo? Dopo che nel 1798 la vecchia Confederazione, nel desiderio dei cittadini di libertà e sotto la pressione militare di Napoleone Bonaparte, si era sgretolata, nel 1815 la Svizzera divenne una Confederazione di Stati.

IV. Ginevrini, Francesi e Svizzeri

Prima dell’invasione di Napoleone, la famiglia Dufour dovette lasciare Ginevra a causa di una rivolta popolare a favore della libertà contro i patrizi dominanti, alla quale partecipò anche il padre Dufour. La famiglia si stabilì infine a Costanza, allora ancora sotto il dominio austriaco, dove Guillaume Henri Dufour trascorse i primi due anni di vita sul lago di Costanza.

In seguito, la famiglia tornò a Ginevra, che fu poi conquistata dalla Francia, e così Dufour divenne cittadino francese. Come francese, si formò a Parigi e Metz come ufficiale del genio e ingegnere, prestò servizio nell’esercito francese e si appassionò allo straordinario genio strategico di Napoleone Bonaparte.

Dopo la sconfitta di Napoleone nel 1814, il capitano Dufour tornò a Ginevra. Tuttavia, riprese subito a servire nell’esercito francese a Lione non appena l’imperatore francese ritornò da Elba. E fu molto triste quando Napoleone fu definitivamente esiliato a Sant’Elena dopo Waterloo.

V. Decisione per la Svizzera

Nel 1815, Dufour tornò definitivamente a Ginevra, che dopo il Congresso di Vienna era diventata un Cantone svizzero. Decise consapevolmente di rimanere in Svizzera, si sposò con Suzanne Bonneton, divenne padre di quattro figlie e iniziò a insegnare geometria, matematica e scienze militari. Dufour fu integrato nell’Esercito svizzero e presto divenne il comandante del settore militare di Ginevra.

Guillaume Henri Dufour sedette nel parlamento cantonale di Ginevra per ben 50 anni. Era uno dei liberali moderati, o si potrebbe anche dire dei liberal-conservatori. Tuttavia, era annoiato dai dibattiti politici e preferiva dedicarsi a problemi scientifici e tecnici.

Nel 1817, il capitano Guillaume Henri Dufour si arruolò nell’Esercito svizzero appena costituito e dieci anni dopo divenne colonnello federale. Dal 1819 lavorò come istruttore presso la Scuola militare federale di Thun, dove venivano formati in particolare gli ufficiali dell’artiglieria e del genio. Come insegnante e autore di scritti sulla tattica e sulle fortificazioni campali, divenne noto a intere generazioni di ufficiali svizzeri.

Allorché nel 1832 fu promosso quartiermastro generale, ovvero capo della logistica, Dufour fece costruire fortificazioni di confine a Saint-Maurice, Sargans, Gondo sul Sempione, Bellinzona e – come si può vedere qui – a St. Luzisteig nei Grigioni. Egli si giustificava così:

«Ci sono diversi punti in Svizzera che, se fortificati, contribuirebbero efficacemente alla difesa del Paese e ancor più al mantenimento della neutralità, creando all’estero l’impressione della nostra ferma determinazione a preservare questa neutralità, a tutti i costi, da cui dipende la nostra esistenza politica».

Non c’è modo migliore per spiegare il concetto di neutralità armata! Oh, se solo i politici e gli amministratori di Berna se ne rendessero conto! Dopotutto, si tratta di affermazioni che valgono per sempre, ovvero in maniera permanente.

VI. Il cartografo

Sotto la direzione di Dufour, nel 1837/38 fu realizzata la carta esatta del Cantone di Ginevra in scala 1:25 000.

Questo fu l’inizio del suo lavoro cartografico: le successive «carte Dufour» a livello nazionale erano in scala 1:100 000. Naturalmente si trattò di uno sforzo congiunto di molti, ma Dufour tenne insieme i fili di questa grande impresa.

VII. Dufour e la guerra del Sonderbund

La figlia di Dufour, Anne-Octavie, ritrasse il padre, quartiermastro generale dell’Esercito svizzero, nel 1840 – uno dei più bei ritratti che abbiamo di lui. Inizia così il decennio del 1840.

In questi anni Dufour si trovò di fronte al suo compito più grande, che portò a termine in modo tale da segnare il corso della Svizzera moderna. Si tratta della sua missione di generale nella guerra del Sonderbund.

I Confederati erano irrimediabilmente divisi. I sette Cantoni cattolici di Uri, Svitto, Untervaldo, Lucerna, Zugo, Friburgo e Vallese – riuniti nel cosiddetto Sonderbund – volevano separarsi dagli altri Cantoni, anche con l’aiuto di potenze straniere.

Alla fine, la maggioranza della Dieta federale non vide altra scelta se non quella di difendersi militarmente da questo Sonderbund, ovvero di intraprendere una guerra civile contro i sette Cantoni. Tutti gli altri Cantoni erano contro il Sonderbund, mentre Appenzello Interno e Neuchâtel rimasero neutrali.

Il primo compito fu quello di eleggere un generale.

Nel 1844 e nel 1845, le forze radicali avevano persino tentato di lanciare spedizioni di Corpi franchi contro Lucerna, ma queste fallirono miseramente. Il nemico principale era l’ordine dei Gesuiti. La Dieta federale decise quindi nel 1847 che il Sonderbund doveva essere sciolto – se necessario con l’uso delle armi.

VIII. La nomina a generale

In questo anno decisivo del 1847, il presidente della Dieta federale fu proprio il capo dei Corpi franchi bernesi, l’avvocato e colonnello Ulrich Ochsenbein.

 

Allorché la Dieta decise a stretta maggioranza di intraprendere una guerra civile contro il Sonderbund, Ochsenbein avrebbe voluto diventare volentieri comandante in capo. Per quanto apprezzi il suo lavoro successivo svolto a favore della nuova Costituzione federale, sarebbe stato l’uomo sbagliato.

Così, il 21 ottobre 1847, la maggioranza dei Cantoni liberali elesse a scrutinio segreto Guillaume Henri Dufour come generale dell’imminente campagna. In particolare i Cantoni della Svizzera orientale erano favorevoli al sessantenne ginevrino Dufour. Il suo carattere esemplare, la sua natura umana, il suo atteggiamento moderato liberal-conservatore e, soprattutto, la sua reputazione militare in Patria e all’estero deponevano a suo favore. Dufour non doveva comandare un esercito di partito, ma un esercito federale. Ochsenbein era troppo radicale per una guerra civile!

L’elezione a generale non fu affatto un trionfo per Dufour. Al contrario, lo gettò in una grave crisi emotiva. La moglie e le figlie cercarono di dissuaderlo. Ma alla fine prevalse il senso del dovere verso il Paese. Quando dovette prestare giuramento davanti alla Dieta federale, si presentò sconsolato in abiti civili e fraintese le istruzioni, che erano disponibili solo in tedesco. Pur essendo nato a Costanza, Dufour non parlava tedesco. Pensava di dover agire contro le zone ribelli dei Cantoni che lo sostenevano, anziché contro il Sonderbund. Inoltre, non gli fu permesso di nominare personalmente i suoi ufficiali più importanti. Per questo motivo, inizialmente si rifiutò di prestare giuramento, andò su tutte le furie, si mise addirittura a piangere e sbatté ripetutamente le istruzioni scritte sul tavolo.

Poi, tuttavia, Dufour si calmò e disse davanti alla Dieta federale:

«Pur facendo tutto ciò che il dovere richiede, non mi discosterò mai dai limiti della moderazione e dell’umanità, se si deve arrivare all’estremo. Non trascurerò il fatto che la disputa tra Confederati prevale, mi terrò lontano dalla partigianeria politica. Limitandomi esclusivamente ai miei doveri militari, cercherò di mantenere l’ordine e la disciplina tra le truppe confederate, farò in modo che le proprietà pubbliche e private siano risparmiate e che il culto cattolico sia protetto nel suo clero, nelle sue chiese e nelle sue istituzioni religiose; farò tutto il possibile per alleviare le sofferenze che sono inseparabili da ogni guerra. Che le mie azioni siano utili alla Patria comune».

La campagna pianificata dal comandante in capo e dal suo abile capo di Stato maggiore, l’argoviese Friedrich Frey-Herosé, che in seguito sarebbe diventato consigliere federale, era semplice e comprensibile. Proprio questa era la sua forza.

Una netta superiorità di quasi 100 000 uomini doveva costringere il Sonderbund ad arrendersi rapidamente ed evitare inutili spargimenti di sangue. Si vedono i Cantoni federali in verde, quelli del Sonderbund in giallo e i Cantoni neutrali di Appenzello Interno e Neuchâtel in marrone.

Dufour agì rapidamente dal punto di vista strategico, ma con attenzione e in maniera ben ponderata.

In primo luogo, l’isolata Friburgo doveva essere costretta alla resa.

Poi lanciò un attacco a tenaglia da Berna, Argovia e Zurigo contro la Città di Lucerna, il luogo principale del Sonderbund.

L’attacco principale doveva avvenire tra la Reuss e il lago di Zugo, per separare Svitto da Lucerna. Anche i Cantoni primitivi e il Vallese isolato avrebbero dovuto arrendersi.

Questo è esattamente il modo in cui si svolse l’operazione. Dufour sconfisse il Sonderbund in sole tre settimane. Bisognava fare in fretta, perché la maggioranza della Dieta federale temeva che l’Austria potesse intervenire a favore del Sonderbund. Ma anche l’interferenza di altre potenze doveva essere prevenuta. La pace fu ristabilita prima che potessero reagire o addirittura invadere il Paese.

 

Il Sonderbund era chiaramente inferiore, il suo comando mal coordinato, le sue competenze poco chiare e la sua disciplina inadeguata.

IX. Una guerra lungimirante

La guerra lungimirante del generale Dufour, che andava oltre il semplice raggiungimento della vittoria, è dimostrata, ad esempio, dal suo ordine del giorno prima dell’attacco decisivo al quartier generale del Sonderbund – alla Città di Lucerna. Il 22 novembre 1847, il generale Dufour emanò il seguente ordine del giorno:

«Soldati confederati. Entrerete nel Cantone di Lucerna. Mentre attraversate i confini, lasciatevi alle spalle i vostri rancori e pensate solo all’adempimento dei doveri impostivi dalla Patria. Andate con coraggio contro il nemico, combattete con coraggio e restate al fianco della vostra bandiera fino all’ultima goccia di sangue. Ma non appena la vittoria sarà decisa a nostro favore, dimenticate ogni sentimento di vendetta, comportatevi da guerrieri magnanimi, risparmiate i vinti, perché così dimostrerete il vostro vero coraggio».

Nei pressi di Gisikon, a Meierskappel e sul Rooterberg si svolsero grandi battaglie, dove le truppe del Sonderbund si difesero valorosamente.

La guerra del Sonderbund si concluse con 98 morti e 493 feriti. Entrambe le parti erano particolarmente riluttanti a uccidere in combattimento ravvicinato.

X. Celebrazione della vittoria da vero statista

Il piano di Dufour funzionò così perfettamente che quattro delle sue divisioni entrarono a Lucerna il 24 novembre 1847. Il consiglio di guerra del Sonderbund fuggì in nave verso Uri. Anche i tre Cantoni primitivi si arresero poco dopo senza ulteriori scontri e i loro rappresentanti, in quanto nemici battuti, furono accolti dal generale Dufour in modo estremamente cortese, persino amichevole. Egli soggiornò all’hotel «Schweizerhof» di Lucerna e, prima di partire, accettò dal balcone un tributo d’onore da parte dei lucernesi.

XI. Nel giovane Stato federale

Dopo il crollo del Sonderbund, le cose progredirono rapidamente: una commissione composta da un rappresentante di ogni Cantone elaborò la nuova Costituzione federale del 1848.

Con un’abile mossa di moderazione, a un Consiglio nazionale, che avrebbe rappresentato il Popolo, fu affiancato un Consiglio degli Stati paritario con due rappresentanti per ogni Cantone. Senza i Cantoni e la loro sovranità, non ci sarebbe la Svizzera moderna – questo è rivolto a tutti coloro che preferirebbero abolire i Cantoni e la maggioranza dei Cantoni. Lo scopo di questa nuova Costituzione federale era quello di preservare l’indipendenza della Patria. La salvaguardia della neutralità fu inoltre considerato un obbligo sia per il Parlamento che per il Consiglio federale.

XII. Lezioni internazionali dalla guerra del Sonderbund

Guillaume Henri Dufour salvò la Svizzera nel 1847 grazie alla sua moderazione, umanità e lungimiranza.

Non solo come vincitore, ma soprattutto perché trattò con rispetto gli sconfitti, in modo che potessero presto riconciliarsi con lo Stato federale e sentirsi anch’essi veri Svizzeri. Questo ha regalato alla Svizzera due secoli di stabilità, pace e prosperità.

 

Le cose andarono molto diversamente alla fine della Prima guerra mondiale, quando le potenze vincitrici umiliarono e poi tormentarono la Germania con il Trattato di Versailles. Questo creò il terreno fertile per Adolf Hitler. Egli salì al potere e gettò il suo Paese nella sofferenza di una nuova guerra mondiale, la Seconda!

 

Come si trattano i perdenti? Questa domanda avrebbe dovuto essere posta anche al momento del crollo dell’Unione Sovietica. Perché una certa arroganza dell’Occidente, che non ha tenuto conto degli interessi di sicurezza di altri Paesi, si vendica oggi amaramente.

Nel 1848, il generale Dufour fu eletto al primo Consiglio nazionale. Il suo rispetto per i perdenti persistette.

 

Due anni dopo, il presidente della Confederazione, il vodese Henry Druey, disse che si rammaricava che il «nido dei Gesuiti di Friburgo» non fosse stato incendiato durante la guerra del Sonderbund.

Dufour reagì con orrore, e balzando in piedi dal suo posto gridò nella sala che non avrebbe mai permesso che ciò accadesse. Tali commenti erano indegni di un presidente della Confederazione.

Dufour fu eletto generale svizzero in tre conflitti successivi. Nel 1863, il Consiglio federale decise di chiamare «Cima Dufour» la vetta più alta del Paese.

Nello stesso anno, Dufour fu cofondatore della Croce Rossa su idea di Henry Dunant; fu inoltre Dufour a proporre sia lo stemma svizzero che la forma rovesciata per la Croce Rossa.

In Svizzera si ricordano poco i consiglieri federali e gli altri politici. Invece, due generali della Svizzera francese hanno lasciato un segno profondo nella memoria popolare: il generale Guillaume Henri Dufour come generale nella guerra del Sonderbund e il generale Henri Guisan, comandante in capo dal 1939 al 1945.

Perché? Perché entrambi incarnano la volontà incondizionata di preservare l’indipendenza e la libertà del nostro Paese. A ciò si aggiunge il loro atteggiamento moderato e umano. Come scrisse il generale Dufour nel 1847: «Possa la mia devozione essere di beneficio alla nostra Patria comune. Ma piuttosto, che la divina provvidenza scongiuri il disastro che la minaccia».