Nella conferenza stampa di oggi, il consigliere federale Ignazio Cassis ha esposto le deliberazioni del Consiglio federale relative al rifiuto dell’iniziativa sulla neutralità. Ha premesso che il Consiglio federale non intende più utilizzare termini peculiari dello spirito di un certo tempo, come la neutralità «attiva o cooperativa». E che intende attenersi alla base giuridica della neutralità della Convenzione dell’Aia e di non orientarsi sulle linee della Carta dell’ONU, come ha fatto la Commissione di studio sulla «politica di sicurezza», nominata dal DDPS. Queste dichiarazioni sono già un successo per l’iniziativa sulla neutralità depositata con circa 130.000 firme valide. Pro Svizzera e il Comitato d’iniziativa, tuttavia, prendono purtroppo atto che, con lo slogan «gestione flessibile della neutralità», la cooperazione militare con l’UE e la NATO dovrebbe essere ampliata. Così facendo, la maggioranza del Consiglio federale sostiene in particolare l’integrazione strisciante e segreta della Svizzera nella NATO. Inoltre, anche in futuro dovranno essere sostenute le sanzioni economiche. Alla domanda di un giornalista se la «Conferenza del Bürgenstock» non avrebbe innescato un processo di pace più efficace, se l’iniziativa per la neutralità fosse stata in vigore prima della guerra in Ucraina e la parte belligerante Russia vi avesse preso parte, il Consigliere federale Cassis ha risposto osservando che la Svizzera avrebbe subito un grave danno d’immagine nel mondo occidentale, se non vi avesse preso parte. Con questo atteggiamento della minima resistenza, il ministro degli Esteri evidenzia che il nocciolo della neutralità armata, permanente e completa non è compreso. È quindi urgente sancire la sostanza della neutralità svizzera nella Costituzione federale, in modo da fermare il disorientamento della politica di neutralità della Berna federale.
Pro Svizzera e il Comitato d’iniziativa analizzeranno in dettaglio il messaggio del Consiglio federale e completeranno di conseguenza i già avviati preparativi per la votazione. Il popolo svizzero e i cantoni dovranno rispondere alla domanda se la Svizzera voglia rischiare la guerra o garantire la pace.