Condividi post

6 dicembre 1992: no all’integrazione istituzionale nell’UE Pro Svizzera invita alla fermezza!

Oggi ricorrono 31 anni da quando il popolo e i cantoni svizzeri rifiutarono l'adesione allo Spazio economico europeo (SEE). Con un'affluenza alle urne superiore al 78%, il popolo svizzero optò per un percorso indipendente in Europa, non dettato dall'UE. Fu una decisione saggia. La situazione della mal concepita UE viene quotidianamente sottaciuta. Le principali tensioni economiche, politiche e sociali nell'UE sono in aumento. L'immigrazione incontrollata e illegale nell'UE e nell'area Schengen/Dublino - compresa la Svizzera - non viene affrontata né presa sul serio dagli illusi ideologi dell'UE.

L’adesione allo SEE avrebbe comportato la subordinazione istituzionale della Svizzera al diritto UE. La democrazia diretta, e quindi i diritti di partecipazione politica del popolo svizzero, sarebbero stati alla mercé della Corte di giustizia dell’UE a Lussemburgo.

Il rifiuto dello SEE ha bloccato la rapida adesione all’UE. Ma la volontà popolare di allora non è stata e non è rispettata. I perdenti dello SEE hanno condotto i negoziati bilaterali. Hanno colto l’occasione e hanno utilizzato gli accordi bilaterali per portare la Svizzera oltre il livello dello SEE e alla dipendenza dall’UE. La libera circolazione delle persone e il mancato funzionamento del sistema di Schengen/Dublino hanno gravi conseguenze sull’economia, sulle assicurazioni sociali, sul mercato del lavoro, sull’ambiente e sul paesaggio, oltre che sulla sicurezza. Le cittadine e i cittadini ne pagano il prezzo con il loro portamonete. Le opportunità per i giovani stanno diminuendo proprio a causa dell’eccessiva immigrazione nell’UE.

Purtroppo, dopo il rifiuto dello SEE nel 1992 e la rottura dei negoziati per un accordo quadro nel 2022, nulla è cambiato a scapito della Svizzera. Gli euroturbo e una maggioranza impaurita del Consiglio federale vogliono negoziare di nuovo con Bruxelles, con l’obiettivo di portare istituzionalmente la Svizzera nell’UE e ottenere un’adesione de facto. Pro Svizzera ha poca fiducia nella nuova composizione del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati. La sinistra rossoverde vuole comunque aderire all’UE, mentre il centro e ampie fasce del PLR non avranno la forza di difendere con forza gli interessi della Svizzera e della sua popolazione. Pro Svizzera deve quindi opporsi veementemente al progetto di adesione all’UE della «Classe politique» e invita alla fermezza nei confronti della Commissione UE e dei suoi rappresentanti. Perché il NO allo SEE del 1992 deve rimanere un NO.

Linee rosse di Pro Svizzera in relazione all’UE:

  1. nessuna adozione automatica, risp. «dinamica» del diritto UE;
  2. nessuna subordinazione della legislazione svizzera e della democrazia diretta alla Corte di giustizia dell’UE (CGUE);
  3. nessun collegamento legale degli accordi con cosiddette «clausole ghigliottina»;
  4. nessuna adozione della direttiva sulla cittadinanza europea (UBRL: completa equiparazione dei cittadini svizzeri ai cittadini dell’UE, inclusa la previdenza sociale) nella libera circolazione delle persone.

Il presidente di Pro Svizzera, Stephan Rietiker, avverte: «Come abbiamo visto con gli ostacoli commerciali, l’UE è un partner inaffidabile che non esita a rompere gli accordi. Se il governo svizzero crede di poter conquistare il favore di Bruxelles con concessioni, compromessi, esenzioni temporanee come opting-out e disposizioni transitorie, commette un errore fatale. L’UE, e soprattutto la Corte di giustizia dell’UE, costringeranno ben presto e con pressioni massicce il nostro paese a seguire la rotta dell’UE».