Dietro le ricorrenti c’è l’organizzazione ambientalista Greenpeace, che ha finanziato il ricorso alla CEDU e ne ha curato i contenuti. La corte ha emesso un giudizio politico e ha messo in discussione l’ordinamento democratico della Svizzera. Questo è grave, perché la Svizzera garantisce ai suoi cittadini diritti popolari di ampia portata che obbligano le autorità ad attuare la volontà politica del popolo e dei cantoni. Non ci devono essere istanze giudiziarie in mezzo.
Pro Svizzera constata che i tribunali stranieri stanno sempre più pilotando e correggendo la democrazia svizzera. Anche se un giudice svizzero siede nel collegio giudicante, le sentenze della CEDU sono atti antidemocratici e arbitrari.
Le «Anziane per il clima» hanno perso così l’occasione di far discutere le loro rivendicazioni a livello costituzionale, anche con un’iniziativa popolare federale, lasciando la decisione al sovrano. Tra l’altro, le ricorrenti vogliono anche parlare per le giovani generazioni. Tuttavia, stanno egoisticamente togliendo alle giovani e ai giovani cittadini svizzeri la partecipazione politica nel quadro della democrazia diretta, delegando la decisione a giudici stranieri.
Il concetto di cambiamento climatico non è un dato di fatto basato su fatti scientifici né tantomeno su argomentazioni comprensibili. Il giudizio politico della Corte europea dei diritti dell’uomo è un’azione unilaterale che viola la sovranità con l’obiettivo di favorire l’affermazione di un’ideologia dai tratti dittatoriali.
Pro Svizzera verificherà con quali misure sia possibile contrastare efficacemente le conseguenze della sentenza.